L’indagine della LAV sui crimini commessi contro gli animali, evidenzia come nello scorso anno i crimini contro gli animali non accennano a diminuire e anzi la criminalità organizzata sfrutta questo nuovo tipo di business.Cani aizzati a combattere tra loro spesso all’ultimo sangue, cavalli costretti a correre su superfici inadatte e pericolose, cuccioli trattati come merce e importati in Italia in pessime condizioni dopo un distacco prematuro dalla madre, specie protette contrabbandate e uccise illegalmente, animali macellati clandestinamente e tante, troppe, altre nefandezze.
Quando si tratta di maltrattare e sfruttare gli altri animali la nostra specie ha un’immaginazione fin troppo vasta. In Italia la zoomafia, il settore criminale che trae profitto dal controllo di attività illegali ai danni degli animali, è ancora largamente diffusa e genera un grande ritorno economico. Nel 1998 la Lav ha istituito l’Osservatorio nazionale zoomafia, organismo nato con l’obiettivo di analizzare, denunciare e contrastare questo fenomeno.
Ogni anno l’Osservatorio pubblica il Rapporto zoomafia, studio completo e aggiornato dello sfruttamento degli animali da parte della criminalità organizzata ma non solo.Dal Rapporto zoomafia 2017, redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio zoomafia, è emerso che ogni 57 minuti viene aperto un nuovo fascicolo per reati contro gli animali. E se per caso pensaste, “in fondo sono solo animali” o “ci sono problemi ben più gravi”, non è proprio così perché, come sostiene Troiano, “i crimini contro gli animali sono una tema di rilevanza nazionale perché la legalità e i diritti animali sono questioni strettamente connesse e, spesso, i crimini contro gli animali nascondono, determinano o si accompagnano ad altri tipi di reati. Del resto la criminalità organizzata è un male totalitario che mira a controllare e a dominare tutto: cose, uomini, animali e il loro ambiente. In quest’ottica la zoomafia si manifesta come evidente espressione dello specismo: sfruttamento di altre specie a vantaggio esclusivo di piccoli gruppi”.
Il nuovo rapporto, relativo al 2016 ed elaborato con i dati delle varie procure italiane circa i reati contro gli animali, ha evidenziato un aumento dei procedimenti (+1,68% rispetto al 2015) e degli indagati (+13,31%). “Proiettando i dati del campione del 74% delle procure ordinarie su scala nazionale – si legge nel documento della Lav – si evince che nel nostro Paese si aprono circa 25 fascicoli al giorno per reati a danno di animali con una persona indagata ogni 80 minuti circa”. Questo genere di crimini resta però tutt’ora perlopiù impunito. La maggior parte delle denunce è infatti a carico di ignoti e i processi che arrivano a sentenza sono meno del 30%, inoltre di questa esigua percentuale solo la metà si conclude con sentenza di condanna.
Le violenze ai danni degli animali, come dicevamo, sono varie ed eterogenee, il reato più diffuso (33,95% del totale dei procedimenti) è però quello di maltrattamento di animali, e riguarda “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”. Al secondo e terzo gradino di questo infame podio troviamo, rispettivamente, l’uccisione di animali (31,25% dei procedimenti) e i reati venatori (17,45% dei procedimenti). Seguono l’abbandono e la detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura (14,67% dei procedimenti), l’uccisione di animali altrui (5,62% dei procedimenti), il traffico di cuccioli (0,74% dei procedimenti) e l’organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate (0,35% dei procedimenti).
I reati contro la fauna selvatica sono ancora drammaticamente frequenti (anche ai danni di specie minacciate come ibis eremita e orsi) eppure si è registrato un calo del 9% dei casi accertati. “Non possiamo non mettere in relazione questo dato con il ridimensionamento della polizia ambientale – ha affermato Troiano. – Se non vi è la presenza degli uomini in divisa sul territorio non vi sono accertamenti di illeciti. Chi fa vigilanza venatoria? Chi scova i bracconieri?”. Se animali domestici e fauna selvatica piangono, i cosiddetti animali “da reddito” non ridono di certo. Tra i reati accertati troviamo abigeato, associazione per delinquere, doping, maltrattamento di animali, macellazione clandestina, truffa aggravata, concorso in associazione mafiosa, estorsione, porto illegale di armi da fuoco, riciclaggio, contraffazione di marchi e commercio alimenti nocivi. Il furto di bestiame continua ad avere numeri sorprendenti, ogni anno spariscono nel nulla ben 150mila animali.
Questo genere di reati, pur essendo diffuso in tutta la penisola, presenta maggiori concentrazioni in alcune zone, almeno stando ai dati diffusi dalle procure. Nel 2016 la procura di Brescia è stata quella con più procedimenti iscritti per reati contro gli animali (449 procedimenti con 357 indagati). La provincia di Brescia è inoltre il punto in cui si concentra maggiormente il bracconaggio in Italia. Seguono Foggia (307 procedimenti e 65 indagati), Udine (213 procedimenti e 126 indagati), Napoli (170 procedimenti e 159 indagati) e Roma (168 procedimenti e 220 indagati). La procura con meno procedimenti è invece quella di Savona (2 procedimenti e 2 indagati), seguono Varese (4 procedimenti e 4 indagati) e Vasto (10 procedimenti e 7 indagati).
Nel 2016 sono aumentate le lotte tra animali, con un aumento del 189% dei cani sottoposti a sequestro e del 38% delle persone denunciate rispetto al 2015. Si conferma invece stretto il legame tra criminalità organizzata e le corse dei cavalli (3 corse clandestine bloccate, 36 persone denunciate, 24 persone arrestate, 22 cavalli sequestrati, 4 stalle e un maneggio sequestrati e 61 cavalli risultati positivi a qualche sostanza vietata).
Secondo la Lav lo scorso anno sono stati sequestrati almeno cinque canili con altrettante persone denunciate per reati che vanno dalla truffa al maltrattamento all’esercizio abusivo della professione di veterinario. La gestione dei canili in maniera criminale “garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti sicuri e cospicui, grazie a convenzioni con le amministrazioni locali per la gestione dei canili”. Aumentano inoltre le denunce per il traffico di cuccioli importati illegalmente dai paesi dell’Est.
Non subisce arresti il traffico internazionale di animali e piante rare (possiamo “vantarci” di essere il mercato europeo più importante al livello mondiale per importazione di legname tropicale e pelli di rettile), nel 2016 la Cites dell’ex corpo forestale ha accertato 78 illeciti penali e 194 illeciti amministrativi per un totale di oltre 516mila euro. “I sequestri di armi clandestine testimoniano il forte interesse della criminalità organizzata per alcune attività illegali contro la fauna selvatica”, si legge nel rapporto.
Più lontana dagli occhi ma certo non meno importante è la biodiversità marina, abusata e maltrattata dalla pesca di frodo che non risparmia nessuno dai tonni alle oloturie. “Nel business del pesce non manca l’infiltrazione della mafia o della camorra – ha scritto Triano – che, come diverse inchieste hanno accertato, sono infiltrate in società operanti nel settore ittico”.
Fonte: Lifegate